Il denaro è (un) dio. Non si tratta del comune modo di dire blasfemo per significare che l’umanità si è votata totalmente a Mammona; il denaro ha effettivamente subito una transustanziazione, è super-smaterializzato (andato oltre la propria intrinseca non materialità), dunque è quasi ormai un puro ente. Da quando è stato dichiarato nullo il Trattato di Bretton Woods, per il denaro non c’è più alcun obbligo di prendere valore dall’altro da sé, esso riconosce per sé il proprio valore – si è ormai di fronte a un processo di autovalorizzazione, che non può che agire, come infatti ha agito, un’euforia diffusa (vedasi il fenomeno delle bolle speculative, le quali delineano perfettamente la logica di deviazione ormai perseguita dal capitale nel post-fordismo). Tale processo si è consolidato nel ciclo di crescita 1983-2007, definito della deregulation, che ha avviato una interazione virtuosa fra espansione dell’indebitamento privato, inflazione e creazione di quella che gli economisti chiamano moneta endogena o privata, in altre parole la moneta che si fa da sé (neoliberismo). Si tratta di un vero e proprio ciclo economico, e non, come si vorrebbe far credere, di decisioni assunte dalle banche. Questo ciclo ultraventennale ha subito un arresto, per la verità niente affatto brusco, allorché si è delineato uno scenario recessivo, di conseguenza è crollata la fiducia nelle capacità di rispettare gli impegni di pagamento, il debito è rimasto e la moneta si è distrutta. Sono intervenuti i governi espandendo la base monetaria e del debito pubblico, il risultato non è stato risolutivo, ma quest’arma – stampare moneta – è forse l’unica in mano ai governi, poiché con il denaro stampato si acquistano i titoli del debito (divenuto ora pubblico, da privato che era) e la moneta da endogena si fa esogena, cioè teoricamente dovrebbe sottomettersi al controllo politico da parte dell’autorità pubblica. Come altro si può chiamare questo processo se non autopoiesi? E non è forse nell’ordine del divino che si deve rintracciare la capacità di autocostituirsi? In tutto ciò, verosimilmente, non c’è nulla di immorale; al contrario, il denaro può davvero essere uno strumento di democratizzazione, ciò che già aveva affermato Spinoza con la sua idea della Borsa come luogo di valore immanente e che Marx ha definito nella formula D-M-D’, laddove il denaro si muta, nello scambio, in una entità plusvalente ovvero connessa alla produzione di plusvalore agita dall’Arbeiter. Il nodo sta tutto nel controllo politico. È evidente che le banche centrali, il settore finanziario, continueranno a reclamare la propria sovranità, ma non bisogna star troppo dietro ai ragionamenti degli economisti, dei governanti, i quali fanno mostra d’esser allarmati per la situazione finanziaria; essi pensano a altro e parlano fra loro in una lingua criptica; ciò nonostante, è in loro potere far crollare il potere d’acquisto del denaro e aprire un ciclo di impoverimento diffuso, come altre volte è successo. Forse allora è interessante che il capo degli economisti tedeschi abbia rassegnato le dimissioni dalla BCE in segno di disapprovazione verso la politica di sostegno della banca europea nei riguardi dell’Italia. Che la BCE smetta di acquistare i titoli di Stato italiani! Nei confronti della Grecia, la BCE sta ormai mollando la presa – la Grecia andrà in bancarotta –, può fare altrettanto nei confronti dell’Italia; qualcuno ne recupererà i resti a basso costo, se non addirittura a costo zero (come fece Kohl con la DDR all’indomani della caduta del muro). In questa esortazione non si deve leggere alcun distruzionismo, può invece essere un’occasione di falsificazione di un governo truffaldino e a un tempo di veridificazione di nuovi scenari.
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